My Trip

Tripoli, a modo mio.

Wednesday, January 18, 2006

Chi di ferretto ferisce......


Sono le otto di mattina, su Gargaresh non c’e’ un taxi manco a pagarlo e fa pure freddo. Finalmente lo trovo, non posso pure pretendere che il taxista parli una mezza lingua straniera, quindi, cellulare alla mano viene teleguidato da Youssef a destinazione. Arrivata finalmente alla base, vengo affidata ad Ibrahim che ha l’aria di pensare: eh che cazzo no eh! , ne arriva una al giorno di ste cretine????? Poi rassegnato ti carica in macchina e si presta a quei trenta secondi di conversazione obbligatoria in inglese mentre ti traghetta all’ospedale per fare la radiografia al torace.
Ibrahim non ha pazienza, sta perdendo il suo tempo con me, deve tornare al suo lavoro, quello vero. Salta la fila ordinata di donne all’accettazione, mi indica varie volte come dire, ue’ c’ho il jolly, fatemi passare dai, mentre brandisce un bel fogliettino blu, mentre tutte le altre ce l’hanno verde. Dopo un po’, una simpatica signora mi chiede di avvicinarmi al banco ed in italiano mi chiede se sono incinta.
No No cara, tranquilla, ma visto che parli italiano, io ne approfitto! E’ che ho un dubbio….
Dimmi signora!
Ehm, e’ che ho il reggiseno col ferretto, sai, per la radiografia…
Lo sguardo di sta donna non lo dimenticherò mai: 30 secondi di apnea e poi:
ma no, non ti preoccupare, fa nienteeeeeeeee!
A questo punto Ibrahim mi abbandona al mio destino di donna. Mi hanno assegnato il numero 18. Oh cristo non c’e’ il display, qua si urla ancora, aaahhhhh!!!!!! Io non so ancora contare fino a diciotto! Non faccio in tempo ad entrare in reparto che in 25 si sono già offerte di aiutarmi, si sono sforzate di parlare ogni lingua straniera conosciuta, si sono prodotte in apprezzamenti mimanti su scarpe, borsa ecc, mentre i numerelli vanno avanti. Si, si questo e’ il 15 me lo ricordo, ma poi l’oblio, il panico sale, se perdo il posto e devo rifare la fila Ibrahim m’ammazza. Poi succede l’inaspettato. La signorina chiama 16, 17, Simona, 19! Inutile descrivere le risate che hanno accompagnato la performance.
Vengo fatta entrare di corsa in una stanza con una strana cabina al centro, tipo quella delle foto tessera. Non provo neanche a spogliarmi, ma a mollare la borsa sulla sedia, si però. Vengo redarguita, ri-borsata, infilata tutta vestita ed accessoriata nella cabina, radiografata e salutata. Mentre esco rido come una pazza ripensando al ferretto…


P.S. Chiunque decida di risiedere in Libia dovra’ sottoporsi, al suo arrivo, all’esame del sangue ed alla radiografia al torace.

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