Odissea Akakus
Visto che tra qualche mese lasceremo la Libia, ho costretto l'EDG a rinunciare al maialino arrosto ed ai litri di vino della Pasqua italiana per catapultarlo nel deserto. Beh, catapultarlo è una parolona. Volo Tripoli Sebha e poi Sebha Ghat, tempo previsto un'ora e mezza. Tempesta di sabbia su Ghat, manco a dirlo, quindi dobbiamo pernottare a Sebha, siamo appena partiti e già siamo in ritardo sulla tabella di marcia! Se non fosse che a Sebha ci accoglie il manager in persona della Libyan Airways e ci dice che un autobus nuovo fiammante ci attende per portarci a Ghat in 4 ore, giusto in tempo per la nanna visto che sono le sette di sera. Io e Vane immaginiamo all'unisono il bus granturismo col bagno e tutti i conforts e accogliamo con entusiamo la proposta.
Usciamo dall'aeroporto e già stavano caricando i bagagli sul tetto di un pulmino che chiunque credo abbia visto nei filmati africani. Adesso pare brutto tornare sui nostri passi e si parte.
Dopo un ora il bussino comincia a fermarsi a tutte le pompe di benzina in cerca di carosene che però non si trova, ma noi non ci si preoccupa ancora... Dopo circa due ore ho bisogno di andare al bagno e l'autista si ferma ad un ristorante dove ci fa ordinare da mangiare, peccato che faccia aspettare gli altri passeggeri libici per quasi un'ora. Sono certa che solo in Libia si trovi gente così paziente... Dopo la sosta si riparte alla ricerca del gasolio, ma i benzinai sono tutti chiusi visto che ormai sono le quattro del mattino. Decidono allora di fermarsi ad Al wuinat per abbandonarci in un campeggio per turisti. Tutto esaurito! Avremmo dovuto dormire nel pulmino fino all'apertura dei benzinai il mattino dopo se non fosse stato per un simpatico signore tedesco che, a quell'ora assurda del mattino, stava partendo per il rally e ci ha donato 40 litri di gasolio. Alle sette e trenta di mattina, esattamente dodici ore dopo, siamo finalmente a Ghat. Peccato che ad aspettarci non ci sia assolutamente nessuno. Il personale della Libyan dice che è meglio non andare in aeroporto perchè non c'è assolutamente niente e ci porta in un albergo dove non c'è neanche un telefono per chiamare l'operatore di Tripoli. Si finisce ...nella caserma della polizia di Ghat che sguinzaglia un agente ad acchiappare per le orecchie quel bischero che ci doveva aspettare. Finalmente ci troviamo con i nostri drivers e si parte. Noi siamo 9 con 3 bambini, loro 6 con 1 deficiente.
Usciamo dall'aeroporto e già stavano caricando i bagagli sul tetto di un pulmino che chiunque credo abbia visto nei filmati africani. Adesso pare brutto tornare sui nostri passi e si parte.
Dopo un ora il bussino comincia a fermarsi a tutte le pompe di benzina in cerca di carosene che però non si trova, ma noi non ci si preoccupa ancora... Dopo circa due ore ho bisogno di andare al bagno e l'autista si ferma ad un ristorante dove ci fa ordinare da mangiare, peccato che faccia aspettare gli altri passeggeri libici per quasi un'ora. Sono certa che solo in Libia si trovi gente così paziente... Dopo la sosta si riparte alla ricerca del gasolio, ma i benzinai sono tutti chiusi visto che ormai sono le quattro del mattino. Decidono allora di fermarsi ad Al wuinat per abbandonarci in un campeggio per turisti. Tutto esaurito! Avremmo dovuto dormire nel pulmino fino all'apertura dei benzinai il mattino dopo se non fosse stato per un simpatico signore tedesco che, a quell'ora assurda del mattino, stava partendo per il rally e ci ha donato 40 litri di gasolio. Alle sette e trenta di mattina, esattamente dodici ore dopo, siamo finalmente a Ghat. Peccato che ad aspettarci non ci sia assolutamente nessuno. Il personale della Libyan dice che è meglio non andare in aeroporto perchè non c'è assolutamente niente e ci porta in un albergo dove non c'è neanche un telefono per chiamare l'operatore di Tripoli. Si finisce ...nella caserma della polizia di Ghat che sguinzaglia un agente ad acchiappare per le orecchie quel bischero che ci doveva aspettare. Finalmente ci troviamo con i nostri drivers e si parte. Noi siamo 9 con 3 bambini, loro 6 con 1 deficiente.
Nel deserto libico funziona così: Per prima parte la macchina del cuoco che all'ora giusta, nel posto convenzionato, ti fa trovare apparecchiato, con tavola o tappeto, e pronto. Poi parte la comitiva. Per il pernottamento funziona così: i pendolari alloggiano nei campi fissi o lodge, gli altri nei campi mobili (tende canadesi) nel deserto, ogni notte un posto diverso. Sul montaggio delle tende le teorie si sprecano, a noi, comunque, c'è toccato montarcele da soli!
Oltre ai drivers, c'è la guida. A noi è toccato il tuareg Alhadi. L'Akakus è meraviglioso ed offre scenari sempre nuovi ed è pure trafficato, incontriamo comintive di ciuchi e di cammelli, di ciuchi su cammelli, a piedi, in macchina e persino in quad!
Se si dovessero giudicare le carovane come gli hotel noi più di due stelle onestamente non ci si merita, infatti il giorno dopo ci si ferma la macchina, tre ore nel sole del deserto prima di decidere di abbandonare accriaturaaaaa! In compenso, visto che siamo di nuovo in ritardo, siamo "costretti" a bivaccare in un posto bellissimo. La mattina al risveglio la creatura è già li che ci aspetta, miracoli del deserto.
Siamo pronti a questo punto a dirigergi verso i laghi. Umm Al Maa ci attende e risvegliatici nel bel mezzo di meravigliose dune si parte.
Il cuoco e Mohamed questa volta partono insieme a noi, non prima. Il cuoco, detto proiettile, alla guida, comincia a spararsi a 100 all'ora sulle dune finchè ci supera e proprio davanti a noi, puf!, fa un volo e si cappotta! Panico totale, lo giuro, gli uomini tutti si precipitano, le donne calmano i bambini. Due ore, due, ci sono volute per tirarli fuori dalla macchina completamente accartocciata. Due ore di agonia, col pianto di Taher, le preghiere di Hussein, le telefonate di Alhadi. In quelle due ore non è passato un cane in quelcazzodideserto. E poi il miracolo. Sono entrambi illesi e li portiamo all'ospedale. Gli autisti rimasti vogliono portarci ai laghi, ma non se ne parla neanche.
Nonostante tutti i problemi è stato un viaggio fantastico e l'abbiamo presa in ridere, incidente a parte, dall'inizio alla fine, per fortuna. Con noi, dimenticavo, c'era pure Barnaby un cittadino inglese di peluche, pure con passaporto scaduto, che la maestra di BabyM aveva visto bene di affibbiarmi prima della partenza. L'ultimo giorno, giuro ho pensato, ma non è che sto coso peloso porta sfiga?