My Trip

Tripoli, a modo mio.

Sunday, May 28, 2006

Work in progress


Da un mese a questa parte non esiste metro cubo di questa città che non sia stato rivoltato come un calzino. Il sonnifero deve avere finito i suoi effetti chè qui pare di essere nell'Italia del dopoguerra. Che abbiano finito il Great Man Made River project e non sanno più come riciclare la massa degli operai? Oppure questi sono i frutti dell'ultimo comitato (motamarat) che è durato ben 45 giorni? Mah. In questa situazione di emergenza stradale, comunque, le due regole in croce che il libico al volante rispettava fino a qualche giorno fa, sono andate a farsi benedire, per cui: inversione a U consentita in qualsiasi situazione umanamente sostenibile, assegnazione arbitraria delle corsie al senso di marcia, rimozione nottetempo dei blocchi di cemento che bloccano le strade altrimenti dette ad alto scorrimento. Speriamo di sopravvivere al progresso!

Thursday, May 25, 2006

Fight Hunger - Walk the World - Libya


Un pò di tempo fa lessi, sul blog di
Khadija di questa marcia, che per il primo anno si sarebbe tenuta anche in Libia. L'evento, promosso dal UN World Food Programme and partners, si è tenuto il 21 maggio scorso in contemporanea in 170 paesi. Per quando riguarda Tripoli, a memoria di Libico, è la prima volta che una manifestazione del genere vede la luce del giorno. Sebbene non simpatizzi con questo genere di cose, mi sembrava comunque doveroso, visto l'argomento e vista la novità, andare a vedere di cosa si trattava.

Sbandierata la notizia ai 4 venti degli expat che conosco, mi sono ritrovata sola soletta in quello che in un primo tempo doveva essere il luogo di partenza della manifestazione. Il punto d'incontro era l'ingresso della Fiera internazionale di Tripoli, luogo che deve il suo perchè solamente ai fasti di qualche fiera, per poi ripiombare nel più squallido anonimato nel resto dell'anno. Il luogo, all'ora prefissata, riccordava, per temperatura e concetrazione della popolazione, il deserto. Stavo pensando al dafarsi, quando percorsi quel metro in più che avrebbe regalato un senso alla mia mattinata; seduti sui gradini di un ingresso di servizio della fiera, sedevano tre donne ed un uomo, più specificatamente una donna dai tratti occidentali, ma con indosso l'hijab, due belle ragazze giovani ed un signore libico dalla faccia simpatica.

Mi sono bastati 30 secondi per capire che c'era solo un'altra matta in tutta Tripoli che avrebbe potuto essere li. Khadija Teri (diminutivo di Therese) è una signora americana che ha abbandonato il suo paese, molti anni fa e si è trasferita in Libia per amore di Mustafà. Per il momento, vista la mia scarsa conoscenza del soggetto, spero solo momentanea, posso solo dire che Khadija è una vera blogstar libica, punto di riferimento di tutta la bogosfera della Jamahiriya e io sono davvero contenta di averla incontrata.

Tornando alla manifestazione, dopo un'ora di chiacchiere con Teri, sono arrivati i manifestanti, tutti giovani e quasi tutti maschi, preceduti dai cameramen di non so quale televisione e dalla banda che suonava arie americane e scozzesi. I ragazzi indossavano le magliettine di walk the world, agitavano palloncini colorati e sventolavano bandiere. Il miglior commento sulla manifestazione lo si deve, secondo me, a Mustafà: Non vedo la bandiera della Palestina, eppure mi sa che di fame ne hanno tanta pure la.

Saturday, May 20, 2006

Wedding time


Due giorni fa mi telefona Najati da Londra e mi dice: Venerdì sera sei invitata ad un matrimonio. Oibella, dico io, e che mi metto?? Chiamo Fathi, visto che ci vado con sua moglie e sua figlia e gli rifaccio la domanda. Sebbene Fathi non possa avere la minima idea di cosa stia parlando visto che non può averne mai visto uno di matrimoni, senza battere ciglio mi dice che posso mettere assolutamente quello che voglio e del colore che voglio. Così, come cappuccettorosso vestita, prendo e parto. Appena salita in macchina, mi vengono consegnati i confetti e la partecipazione (vedi foto, quella piatta è la partecipazione..) Intuisco all'istante che la mia gonnellina rossa con pois neri e le scarpe alternochic bianche e nere sono fuori tema.

Il matrimonio è della Tripoli bene e si tiene all'hotel El Mahari. Che spettacolo, non mi sono annoiata un solo minuto dei 320 che vi ho passato, ma cominciamo dal principio... Prima di entrare nella grande sala del ricevimento, sosta al reparto grandi specchi per togliersi l'hijab e la tunica nera. Pazzesco, era come aprire una scatola di caramelle, ognuna di un colore diverso, a seconda del gusto. Una volta scartate, facevano il loro trionfale ingresso nella sala dove a fare gli onori di casa c'erano le donne, cognate e sorelle, da parte dello sposo. Ho calcolato che, a quattro baci cadauna, le poverette, a fine serata, avevano baciato 2400 guance...son cose.

Preso posto al tavolo, l'attività principale della serata è consistita nell'ammirare e commentare la mise delle poverette arrivate dopo di noi.
Ho visto di tutto: minigonne, strascichi, pantaloni leopardati con inserti di voile nero, scolli fino all'ombelico, schiene nude e il tutto...in tutte le sfumature dell'arcobaleno. Come forma di gentilezza mi hanno assegnato, come vicina di tavolo, una signora tedesca sposata con un libico di modo che fossi in grado di parlare con qualcuno. La presenza della signora sarebbe stata sicuramente molto istruttiva e di vitale importanza nel gioco del who is who, se non fosse stato per quella sua simpatica trovata di farmi vedere tutta la sua famigliola, a puntate, dallo schermo del suo cellulare: ad ogni faccia nuova il mio uuuhhhh di giubilo scemava e la voce si incantava in un oh, nice, oh nice.

La sposa è arrivata a mezzanotte, come una diva, di verde smeraldo vestita e, contravvenendo alla tradizione che la vuole sempre seduta su una dormeuse montata su un bandacchino, si è fatta un giro tra i tavoli per salutare parenti e amiche. Ciò era dovuto, secondo la tedesca, al fatto che la sposa fosse una nuova ricca, cioè, una cafona. Insieme alla sposa, sono pure arrivate le libagioni: antipastino in multiproprietà (un piatto solo e tante forchettine) e piatto forte in solitaria. Il dolce, non so, perchè, alle due e mezza di notte quando ce ne siamo andate, non l'avevano ancora portato. Dopo la prima apparizione, la sposa si è ripresentata indossando il vestito tradizionale libico, al fianco del marito, gran bel ragazzo. Solitamente lo sposo è l'unico uomo che può partecipare alla festa, mentre questa volta, insieme a lui sono entrati anche un fratello ed un amico e si sono messi tranquillamente a ballare con le donne, le mamme, le nonne. La tedesca era sotto shock, mentre dalle porte di servizio si intravedevono un gruppo di uomini della cucina che sbirciava tutta quella meraviglia.

Quando la mattina dopo rivedo l'EDG e gli racconto l'avventura, mi guarda perplesso e mi dice: mah, io non capisco che senso ha una festa senza uomini!

Thursday, May 18, 2006

Bazar!!!!!!!!!!!!!!


Prima di venire in Libia, questa parola non la pronunciavo da quando ero ragazzina e infilavo ripetutamente nel mio mangiadischi (no giradischi, proprio mangiadischi) il singolo Solo Tu dei furono Matia Bazar.

Da quando sono qui invece, non c'è settimana che qualcuno non ne organizzi uno di sti bazar: la scuola indiana, tedesca, inlgese, francese, turca, russa ....e pure la scuola di BabyM non ha voluto perdersi la sua occasione.

Il Bazar viene promosso ed organizzato dal PTA (associazione genitori insegnanti) che, pare, quasi ogni scuola d'oltralpe possieda. Lo scopo principale è, per il PTA, la raccolta fondi e per la scuola, farsi pubblicità. E' praticamente una fiera in cui i genitori, oppss, le mamme dei bambini, mettono su vari stands, a seconda delle nazionalità, in cui si vendono cibo, manufatti e misfatti dei propri paesi di orgine. Oltre alla mamme, altre vittime sacrificali del bazar sono gli insegnanti cui spetta il compito di preparare, insieme agli studenti più grandi, una serie di giochi per i più piccini. Partecipano inoltre i commercianti locali che, dietro pagamento di una piccola somma, sono liberi di vendere la propria mercanzia, dallo schawarma alle macchine.

Detto questo, dopo una tracimazione di polemiche, venerdì 12 maggio, si è fatto il nostro primo...e ultimo...Bazar.
Lo stand italiano era quello della foto, un pò tagliata per proteggere gli innocenti. Io ero nientepopodimeno che "lartdirector", talmente entrata nella parte che le avevo terrorizzate tutte al grido "evitiamo le rificolonate (toscanismo), siamo la patria dello stile non del mandolino". Notare il vaso di calle tricoloreee.

Le sei disgraziate responsabili della performance hanno fatto lavorare le manine, a dire il vero poco avvezze, ed hanno sfornato un menù da gourmet:

Vasettini di pesto e ragù fatti in casa

Pasta fatta a mano

Lasagne

Pasta fredda

Torte e dolcetti di vario tipo

I prezzi, va detto, erano un pò cari, s'era la Fifth Avenue del Bazar, eccheccazzi, comunque ho appena ricevuto un messaggio da Giulia che cito testualmente: complimenti a tutte le volontarie italiane, 546 LD raccolti: the best stand of the bazar!! (TIE')

Lo stand inoltre sfoggiava posters e video del ns bel paese, courtesy of the Istituto Italiano di Cultura, i merletti a tombolo fatti dalla suocera e le belle collanine fatte da Efigenia, brasiliana, ma fidanzata con un italiano.. Siccome poi nessuna osava fiatare sulla sistemazione dello stand, io ne ho approfittato e vicino al tombolo, ho sistemato un bel cartellino con scritto sopra Discover Italy - Marche con la lista dei siti di Offida (loco natio dell'EDG che io amo smodatamente).

Era andato tutto a meraviglia, senonchè il PTA ha voluto dimostrare tutta la sua stima verso la sottoscritta, assegnadole un simpatico turno di volontariato al Bouncy Castle, da me ribattezzato Bouncy Cazzle. Il Bouncy castle, altro non è che una volgare struttura gonfiabile ed il turno, dalle 3 alle 4 con 40 gradi all'ombra, mica no, consisteva nel cercare di governare una fila di ragazzini dai 2 ai 10-12 (a seconda della stazza) parando col proprio corpo l'entrata, nel ritirare i biglietti, cercando di creare un ordine di priorità tra i ragazzini e tenendo a bada i genitori che rompevano più dei ragazzini, nel farli entrare 10-12 alla volta, sempre a seconda della stazza, cronometrando 5 minuti e nel riuscire a farli uscire imprecando in tutte le lingue.

Per ringraziare il PTA del gentile pensiero ho visto bene di governare il mio regno in totale anarchia per quanto riguardava gli orari e i biglietti (fatto entare anche quelli senza soldi), in maniera dittatoriale quando dovevano uscire, con cazziatoni a tutto spiano in italiano, inglese, arabo, francese e tedesco, ai ragazzini e ai genitori. In ultimo, visto che stava per chiudere, ho sfoggiato un nepotismo senza precedenti facendo entrare a ripetizione tutti gli italiani, i libici, i francesi e gli spagnoli gratis! Quando ero ormai vicina al collasso si è materializzato, con una puntualità svizzera, il padrone del baraccone, che tanta era la fretta di andarsene che ha cominciato a sgonfiare il coso con ancora dentro i ragazzini costringendomi a delle acrobazie di salvataggio.

Ultima nota: per andare a raccattare un ragazzino, ho lasciato il comando all'EDG per cinque secondi: l'ho trovato che impartiva una lezione di educazione civica ad un babbo italiano......che vuoi, ingegneri si nasce, ed egli...modestamente, nacque.

Wednesday, May 17, 2006

Mater fugit


Il titolo del post lo devo al
Nittalope .
Le vicissitudini a seguire, alla sottoscritta. Se c'è una cosa che irrita mia madre è non sapere, con largo anticipo, che ne sarà di lei. Purtroppo per lei, però, ha commesso un errore. Anzichè recarsi in un'affidabile agenzia viaggi per essere quindi entitled di disporre del suo destino, ha visto bene di affidarsi a me. Ora, come ella ben sa, io sono quella che è rimasta chiusa fuori da tutte le case in cui ha abitato, quella che quando esce di casa non trova mai la chiave della macchina, quella che quando era ragazzina la mandavi a fare la spesa e ti tornava dopo due ore, senza mai riportare quello che le era stato richiesto.

Questi i fatti: convinta che partisse il 17, mai sfiorata da dubbio alcuno, visto che il visto scadeva il 18, dopo insistenti pressioni da parte della mamma, vado contro ogni mio principio e apro il foglio del biglietto elettronico alitalia due giorni prima della partenza, il 15. Porcadiunaputtana, avevo prenotato il ritorno per il 19.... Visto l'infarto del mio miocardio in atto, ella non ha voluto infierire, mentre cercavo di biascicare qualcosa, pensando ad una soluzione. Telefono all'EDG e con perfidia esordisco: Amore, non so come sia potuto succedere.....oddio, mi sento male...aiutami, ma non non ti preoccupare, posso sempre farle rinnovare il visto e farla partire più avanti... A queste parole, il mio prode cavaliere è saltato in sella al suo destriero telematico e mi ha detto: non ti preoccupare ci penso io, peccato che l'addetto dell'agenzia non si sia presentato all'appuntamento... Telefono all'alitalia cercando di cambiare la prenotazione del biglietto premio, piango al telefono con l'operatore, niente, il 17 mafish....e domani, dico io? Ok, apposto; mamma, parti domani, ti vanno bene 10 ore di preavviso??

All'aeroporto: check in tutto a posto, al controllo passaporti, però, la fermano. Ahia. Vengo chiamata dall'ufficiale della dogana, le manca un timbro sul passaporto che non sapevo di dover mettere, ci devono fare la multa; nel frattempo, questa volta ho deciso di fare sfoggio del mio arabo, spiego che la mamma stava a casa mia e che io vivo in Libia e che siccome la libia è bella ci ho portato pure la mamma. (uè, non è che posso dire di più in arabo) Il tato si commuove e la fa partire, senza neanche la multa, chè la mamma è la mamma, dappertutto.

Friday, May 05, 2006

Cultural barbeque


























Partenza la mattina, manco tanto presto, e poi via alla volta di Leptis. Non prima di esserci fermati a casa di Fe per il caffè, a casa del fratello di Fe per tirar su la sua allegra famigliola e dal macellaio per comprare otto chili di pollo. Il gruppo vacance Piemonte è composto da 7 adulti, 10 ragazzini (da 3 mesi a 18 anni).

La strada per Leptis è bella, tutta macchia mediterranea e ogni 100 metri ci sono quattro mattoni che reggono in equilibrio precario, bottiglie d'olio d'oliva, vasetti di miele, sacchi di pistacchi. A Leptis ci attendono pulman di turisti over 60 che guardano incuriositi l'amena combriccola. Entrata: 3 Dinari per gli stranieri, 1 Dinaro per i locali, 10 Dinari la telecamera. Leptis Magna è, ovviamente, bellissima e magna che ci vorrebbero due giorni per vederla tutta, ma se parti alle 10 del mattino, ti fermi ogni cinque minuti, hai appresso neonati e carrozzini, più di tre ore non reggi, è matematico. Provati dal guidare i carrozzini sulle strade dei romani, che comunque sono quasi meglio di quelle dei libici, ci stravacchiamo al bar prima di ripartire per quello che é il fine ultimo della gita culturale: il barbeque al mare.

Antipastino con panini al tonno, olive e harissa e poi pollo allo spiedo a volontà e pesce fresco pescato nel bel mare che si vede nella foto. Una figata, giuro. E poi il caffè nelle tazzine mentre guardi i pescatori, la visita a villa Celine, ormai chiusa, le chiacchiere, le risate.

Monday, May 01, 2006

Souk Al Juma'a



Il Souk Al Juma'a (Mercato del venerdì) si estende per circa 3 kilometri nell'omonimo quartiere di Tripoli. Ci puoi trovare dagli animali ai carburatori, alle canne da pesca e una, dico una bancarella di cianfrusaglie, perchè in Libia nel business dell'antiquariato non ci si sono ancora gettati a capo fitto. Ovviamente il nostro ingresso nel souk è stato preceduto dalle raccomandazioni di Mo su dove e come tenere i soldi e accompagnato dalla presenza di Fe, 'Rbia e suo nipote.

L'assetto di battaglia comprendeva: 'Rbia con cappottino nero scaccia rompicoglioni e la sottoscritta con gonnellone fino ai piedi, giubbino di jeans e sciarpa anche se c'erano 30 gradi. Strategia di combattimento: Fe a proteggere 'Rbia, il nipote a proteggere me, l'EDG in cazzeggio libero.Questo prima che io cominciassi a dare di matto per la terza sfiorata di culo. La nuova strategia comprendeva l'EDG in porta, il nipote alla difesa laterale e Fe in attacco. Ciononostate, la sottoscritta, allenata dopo cinque anni di 90/91 (mi perdonino i non milanesi) circolava con le mani dietro la schiena tipo camminata in montagna.

Nonostante tutto siamo riusciti a tornare a casa con asciugamani da mare, magliettine finemente taroccate ed un delizioso candelabrino di origini ignote e di impossibile datazione.